L’Edera

Standard

oggi come nel passato l’edera ( Hedera Helix )è una pianta abbastanza comune. Nelle mitologie Greca e Romana essa designò la fedeltà tenace come accezione positiva, ma anche il soffocamento mortale e l’inaridimento come accezione negativa. L’immagine dell’edera che cresce arrampicandosi al tronco nell’arte Cristiana simboleggia sia l’ amicizia, che la Passione di Cristo: l’edera infatti, essendo provvista di radici robuste, è difficile da sradicare senza penosa sofferenza. Nell’iconografia medievale inoltre essa sta a simboleggiare la vita eterna e quindi l’immortalità dell’anima dopo la morte corporale. 

Il Giglio

Standard

fin dall’antichità il giglio era molto conosciuto tra i Persiani e i Siriani che già lo consideravano simbolo di purezza, di innocenza, di verginità: Gli antichi Egizi lo consideravano un fiore regale, e la mitologia greca narra che la veste di Zeus fosse adorna di gigli, ed anche nelle Sacre Scritture il giglio è oggetto di bellissimi simbolismi, che peraltro sono molto numerosi.  Con la locuzione giglio delle valli viene indicato Gesù Cristo, sposo diletto della Chiesa: per noi, egli scese nella valle del pianto e divenne un giglio, per il suo modo di vivere semplice e puro oltre che per l’umiltà da egli dimostrata nell’accettare il sacrificio della morte per il genere umano. Nell’iconografia cristiana inoltre, si indica il giglio come simbolo della vergine Maria, definita “giglio tra i cardi” in quanto il giglio col suo candore si faceva latore perfetto del simbolismo delle virtù, come evidenziarono i Padri della Chiesa: Metodio vi vide castità e purezza (Simposio 7, 150-151)  san Basilio la fragilità della vita (PG 29,389) e Gregorio di Nazianzo la verginità (Carm. I,2,2,657), tant’è vero che esso compare a simbolo appunto della verginità nell’iconografia tradizionale delle sante vergini e martiri. A questo proposito il giglio simboleggiava le ragazze che vivevano nell’amore di Cristo innalzandosi come lo stelo del giglio stesso, mentre il cardo spinoso simboleggiava quelle che vivevano sprezzando il suo amore.


Curiosità…1

Standard

Lo sapevate che…

Oggi immaginiamo il drago come un dinosauro dalle ali di pipistrello, il corpo squamato, una testa enorme dalle cui fauci una lingua minacciosa si affaccia prima di sputare fiamme.  Questa rappresentazione del drago non è la stessa che avevano i primi cristiani, che lo immaginavano come un coccodrillo “un pò cresciuto”. Quest’immagine quasi chimerica del drago è stata ereditata dai Bestiari Medioevali, i cui autori esageravano le caratteristiche dell’animale descritto in funzione del simbolismo che avrebbe dovuto assumere.

L’Albero

Standard

Nell’ambito cristiano (ed ebraico) l’albero è presente nella Bibbia, che ne presenta due esemplari allegorici: l’albero della vita e quello della conoscenza del bene e del male, che nascono per diretto intervento divino. Qui, la vita viene presentata come   incarnazione simbolica di quella forza che l’uomo non riesce a spiegare; esso rappresenta Cristo, “virgulto spuntato dalla radice di Iesse” ;   Rappresenta Maria, che ha portato come frutto Gesù; a questo proposito e per comprendere questo riferimento è opportuno ricordare che in latino gli alberi, quali madri dei loro frutti, sono annoverati nel genere femminile. Simboleggia la Chiesa, portatrice di frutti spirituali e madre di tutti i Cristiani.

L’Araba Fenice

Standard

La definizione  “araba fenice” è erronea, e deriva da una descrizione data dallo storico Erodoto, secondo cui la fenice giungerebbe dall’Arabia portando con sé  i resti del padre imbalsamati fino al tempio del dio del Sole. Nel Fisiologo, il primo bestiario cristiano, si racconta di come la fenice dopo 500 anni di vita essa si costruiva un nido fatto di piante aromatiche, per poi lasciare che il sole le incendiasse uccidendola; al termine del rogo essa rinasceva dalle proprie ceneri in forma di un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore. Poi, al secondo giorno,  veniva ritrovata come  uccellino trasfigurato. Infine  l’uccellino era divenuto un uccello fenice.  Già simbolo della Sapienza divina, fu adottato quindi dai cristiani come simbolo di immortalità, vita dopo la morte, e resurrezione della carne e di conseguenza utilizzato largamente all’ interno delle catacombe.